(Copertina di Ferruccio Mora)

   

Presentato il libro di Lorenza Pellegrini

 

“Doppio tempo”, e la prof diventa scrittrice

 

   

E’ stato presentato sabato pomeriggio in un Ridotto del Magnani da pubblico delle grandi occasioni “Doppio tempo”, edito dalla Battei, romanzo d’esordio della fidentina Lorenza Pellegrini, insegnante di Lettere presso la Scuola Media Statale Zani.                                                                           

Dopo l’introduzione dell’editore Antonio Battei che, con la consueta verve, non ha mancato di lanciare una provocazione sul ruolo spesso bistrattato del libro in Italia e sulla cronica carenza di lettori, è stata la volta dell’Assessore alla Cultura Davide Vanicelli, che ha  sottolineato il ruolo positivo e propositivo del Comune di Fidenza il quale, pur tra le difficoltà dovute agli scarsi finanziamenti, è intervenuto con incisività in alcuni settori, fiore all’occhiello il potenziamento della biblioteca del Palazzo delle Orsoline.

Successivamente Vanicelli ha accennato a vari temi trattati nel romanzo, un romanzo “singolare”, che l’ha stupito per i tanti effetti a sorpresa. L’assessore si è soffermato, in particolare, sul ruolo-guida dell’insegnante, cogliendo, tra i vari aspetti, l’importanza di un personaggio del romanzo, un’insegnante, appunto, ha poi parlato del concetto di realtà, ha letto un passo da lui ritenuto particolarmente significativo.

Dopo i graditi intermezzi musicali del Quartetto A. Banchieri, diretto con la consueta professionalità dal maestro Claudio Canali, è intervenuta l’autrice, che ha suggerito al pubblico alcune “istruzioni per l’uso”, soffermandosi in particolare sulla necessità di una “doppia lettura” della storia.

Sono stati infatti esplicitati, citando la lettura di testi di Umberto Eco, i due cosiddetti tipi di lettore, il “lettore modello”, “che desidera sapere, giustamente, come la storia vada a finire” e il “lettore modello di secondo livello” “che si chiede quale tipo di lettore quel racconto gli chiedesse di diventare, e allora certe storie bisogna leggerle all’infinito”.

Poi l’autrice si è addentrata nella spiegazione della storia “di primo livello”: una vicenda lieve, di adolescenti alle prese con la scuola, le gite, le grandi amicizie, il divertimento, le feste, i primi amori, l’affrancamento dal mondo degli adulti.

Tutto questo in un contesto “reale”, quello dell’Italia nel periodo di tempo a cavallo tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, cui fanno da colonna sonora le canzoni più gettonate dell’epoca e gli avvenimenti e le situazioni, un tempo d’attualità, ora diventati “storia”: mondiali di calcio, brevi riferimenti alle vicende accadute nel nostro Paese, oggetti ormai divenuti “d’epoca”.

Sullo sfondo, l’autrice ha tenuto a precisare che l’ambientazione, nella splendida zona costiera tra Grado, Monfalcone e Trieste, è stata fortemente voluta, in quanto le ha consentito di descrivere il mare, quello “vero”, quello vissuto con gli occhi e le emozioni di chi vi ha abitato, e non certo quello “usa e getta” del turismo da spiaggia, con crema abbronzante, ombrellone e salviettone.

L’ulteriore passo è stata la definizione del secondo livello.

E qui la Pellegrini ha brevemente accennato agli strumenti utilizzati per la costruzione del testo, riflettendo sul concetto di “ispirazione” e “disciplina”.

Scrivere può iniziare sicuramente con l’ispirazione, ma se l’impianto non è supportato da una solida impalcatura tutto è destinato a crollare.

E allora, ecco le letture propedeutiche, testi chiave “La letteratura fantastica” del bulgaro Tzvetan Todorov, ”Sei passeggiate nei boschi narrativi“ di U. Eco, “Aspetti del romanzo” di E. M. Forster, manuali di scrittura creativa e, ancora, l’esame delle vite particolari di esponenti di punta della letteratura fantastica, genere molto di moda nell’800 prima dell’avvento della psicanalisi: Hoffmann, Potocki, Nodier.

E’ stato successivamente giustificato l’utilizzo del narratore in prima persona, nonostante le difficoltà oggettive che ha comportato la scelta, sicuramente meno “comoda” rispetto a quella del narratore in terza persona, onnisciente.

Tale decisione è stata resa necessaria dal fatto che il genere fantastico, caratterizzato dall’esitazione che accompagna il lettore e il narratore-personaggio per tutto il corso della storia, ha assoluto “bisogno” del narratore in prima persona, quello che “prende per mano” il lettore e gli instilla i dubbi suoi propri, fino allo scioglimento finale.

Infine, molto brevemente, è stata evidenziata, sempre perché tipica del genere fantastico, “l’importanza dello sguardo”, della realtà che si mostra “altra” se filtrata attraverso “strumenti” diversi dagli occhi (es.: specchio, binocolo, occhiali…) ed è stato provocato il lettore a trovare, nella seconda lettura, tutti i riferimenti nascosti riferiti a questo e, in genere, anche a “tanto altro”.

Tutto questo sottolineando come il tema del “doppio” e del “tempo” siano fra i protagonisti assoluti della storia.

Antonio Battei, in chiusura, prendendo spunto da tutte le sollecitazioni offerte, ha invitato i presenti a mandare le impressioni e le suggestioni ricavate dalla lettura di Doppio tempo alla redazione della sua prestigiosa rivista, il Corriere di Parma, promettendo la pubblicazione di quelle, a suo giudizio, più interessanti.