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“Sempre uguale, sempre diversa”
Mi capita sempre più di frequente di assistere a una “spoetizzazione” della vita. Tutto cambia in fretta, si sgretola, sfugge, brucia nel volgere di pochi attimi. E’ una rincorsa continua a chi o che cosa bene non si sa, che ti anestetizza la mente: la rende certo efficiente, efficace e produttiva, ma nello stesso tempo la intorpidisce e stordisce.
E’
desolante constatare come non si riesca più a trovare alcuno spazio per noi. A
casa mi è impossibile apprezzare la realtà che mi circonda: è un continuo usa e
getta di persone, situazioni, cose. Poi… poi stacco un tagliando per
E mi
chiedo cosa tutto questo abbia a che fare con il resto. Ormai questa valle è
diventata un’immagine mentale, è un luogo sempre uguale e sempre diverso: mi dà
la sicurezza di trovare qualcosa che mi sento “dentro” e, nello stesso tempo,
mi stupisce ogni volta per i particolari che non avevo notato prima. Ogni sasso
è prezioso, e arricchisce quella che è una cartolina vivente in cui sono
contenta di entrare quando il tempo me lo permette. Amo molto Villabassa, con quelle case che sanno di antico, di un
antico sano, con quel fiume delizioso che pare uscito da una fiaba della mia
infanzia, con quel parco che è un incanto, e d’estate e d’inverno. Poi c’è Dobbiaco, più “mondana”, con negozi che invitano alla
passeggiata, quasi fosse una piccola caccia al tesoro per portare a casa un
"pezzetto” di valle. Ma le sorprese non sono certo finite: qualche
chilometro ancora ed ecco San Candido, elegante, raffinata, aristocratica: una
piccola perla incastonata in uno scenario favoloso. E Sesto?
Sesto mi
rimanda di getto alla Val Fiscalina: emozioni col
fiatone, azzurro e cielo e terra, visioni da scolpire. E Braies?
Il lago è lì, placido in estate, misteriosamente celato in inverno, quando le
sue montagne ti puntano diritto al cuore…
E che
dire del resto? L’intera valle pare disegnata da un talentuoso
artista, è un luogo dove l’incedere del tempo è diverso, la vita stessa è
diversa e l’anima si riossigena: sgrano gli occhi, mi
concentro, non mi distraggo per tenermela dentro il più a lungo possibile.
Ma allora
qual è la vera vita?
Trattengo
più che posso il respiro mentale: deve durare almeno un anno.
E poi
tutto sarà ancora sempre uguale e sempre diverso.
Lorenza
Pellegrini (Almanacco dell’Alta Pusteria n. 12/2000)