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Doppio Tempo

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Commento: Martina

La seconda lettura di Doppio tempo

 Sono rimasta sorpresa nel constatare che "Doppio Tempo" non è soltanto un romanzo da leggere, ma è anche e soprattutto un romanzo da "guardare".

I riferimenti alla luce e alla vista sono davvero distribuiti nel nome di ogni personaggio e così si scopre che il testo non è solo un romanzo appartenente al genere del fantastico strano, ma una complessa architettura di persone luoghi e avvenimenti che si sdoppiano nella loro funzione reale e in quella metaletterale.

L'invito a rileggere anch’esso non è messo lì per caso, è un'indicazione a soffermarsi per carpire i segreti di un testo del quale, fra i due finali, preferisco comunque quello che non riporta alla realtà ma anzi lascia la questione in sospeso - le storie fantastiche e surreali mi sono sempre piaciute.

In effetti, durante la prima lettura, era stata una vera sorpresa quel brusco ritorno al reale, che però è stemperato dalla formula  "Lasciami rileggere tutto con calma..." Per me assume un ulteriore significato, vale a dire che, rileggendo, penso sia possibile lo stesso credere ancora all'incanto della vita sdoppiata, dei paurosi salti nel tempo, anche se in modo differente.

Per questo posso dire in sincerità di non aver ancora seguito il consiglio della fatidica frase, di non aver fatto ancora una nuova immersione in "Doppio Tempo", perché vorrei, pur conoscendo l'esito della storia e il dipanarsi dell'intreccio, fingere di non conoscerlo ancora così bene. Desidererei però leggerlo in modo diverso, seguendo con più attenzione le mille parole che richiamano e attraggono la vista verso la luce e viceversa.

Forse andrà in parte perso il trasporto di chi ancora non sa, ma si acquisterà un incanto maggiore nell'essere guidati lungo il percorso da mille piccoli segnali nascosti per chi li può meglio cogliere ora che non c'è più bisogno di riappropriarsi del Tempo.

 Il libro è lì, collocato fra "La Città dei Libri Sognanti" di Walter Moers e "Il Piccolo Principe" - due libri fantastici che amo molto - che lo proteggono e lo cullano, nell'attesa che io lo rilegga.

 O forse sono io in attesa di rileggere, per sapere che tipo di lettore l'opera mi chiede di essere o di non essere.

                                                                                                                                                             Martina

01 febbraio 2009


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Commento: Martina M.

Salve Prof,

Le scrivo perché finalmente ho letto Doppio Tempo, il Suo romanzo.

Non appena ho iniziato a leggere mi sono sentita immediatamente trasportata dalla ricerca dell'amica scomparsa, in principio basata su quei frammenti di carta che sembravano proprio una finestra sull'anima della persona perduta.

La parte migliore però arriva quando la protagonista si ritrova catapultata - o meglio rispecchiata - in una vita altrui che sì avrebbe voluto approfondire, ma non così, non in prima persona.

Si può dire che l'amicizia, così ben rappresentata e sentita in principio, arrivi a imprigionare la protagonista nella figura dell'eterno regista, che conosce l'esito delle cose ma contemporaneamente non sa come farle accadere.

Proprio la rappresentazione del rapporto fra queste due persone che non vediamo mai in scena nello stesso momento e che però intuiamo essere due parti che si completano a vicenda mi è piaciuta di più, l'analisi dell'altra che porta inevitabilmente a riflettere su se stessi, per giungere alla conclusione che non è più possibile dividersi ma solo accettarsi come l'unione di due differenti personalità.

Lo stile è breve e trascinante, come i balzi temporali che portano sempre più velocemente alla conclusione, all'inevitabile passaggio a livello, quasi togliendomi il respiro nell'attesa di sapere quale sarà il ricongiungimento - sempre meno lontano nel tempo - che in questo romanzo è come non mai un tiranno.

Poi c'è Monfalcone, che ora posso dire di aver almeno sulla carta visitato in due epoche lontane fra loro nel tempo. C'è anche una certa soddisfazione, Le confesso, nel cogliere fra le pagine alcuni riferimenti alla vita vera (ad esempio il pretendente indiano).

In breve, il Suo romanzo mi è piaciuto moltissimo e speriamo che ne esca presto un altro!

Devo farle dunque tutti i miei complimenti per la Sua opera letteraria che non mancherò di rileggere:

"Lasciami rileggere tutto con calma, senza la curiosità di sapere come va a finire la storia, mi pare ci sia ancora tanto da scoprire."

 

Con affetto.

                                                                                                               Martina M.

P.S.: la mia copia di "Doppio Tempo" avrebbe assolutamente bisogno di una cosa, sempre che si trovi l'occasione & tutto questo non Le rechi disturbo o non diventi una grossa scocciatura. C'è insomma uno spazio bianco inestetico, proprio lì nella prima pagina sollevata la copertina, che reclama un autografo della Scrittrice in persona. Pensa che si possa rimediare?

 13 settembre 2008


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Commento: Martina

Salve Prof,  

sono Martina, la Sua ex alunna della sezione H.

Le scrivo perché questa mattina ho fatto una scoperta che mi ha lasciata proprio di stucco: Lei aveva pubblicato un libro e io non l'ho mai saputo! Nessuno me l'ha detto! Sono rimasta nell'ignoranza per tutto questo tempo!

Ci sono rimasta molto male per non averlo saputo prima, io che ne sarei stata molto felice perché diventare una scrittrice è il mio più grande sogno & vedere che Lei ha pubblicato una Sua opera è davvero grandioso! La mia Prof una scrittrice!!!

Un'altra cosa che mi dispiace è che tutte le volte che L'ho incontrata non ho mai potuto complimentarmi con Lei o comunque parlare del Suo libro - che mi procurerò al più presto - quasi volessi deliberatamente ignorare questo fatto! Cioè avrebbe potuto pensare fossi davvero antipatica!

Invece ho saputo tutto casualmente questa mattina perché ho digitato il Suo nome su Google - questo perché L'ho sognata questa notte - e mi sono ritrovata davanti un sito di cui ignoravo l'esistenza & poi ho visto il libro!

Per fortuna c'era questo indirizzo mail e spero che non Le dispiaccia se Le ho scritto, ma io adoro scrivere, e penso che mi dilungherei molto anche se mi ripromettessi di non farlo.  

Non vedo l'ora di leggere il Suo libro! intanto potrei parlarle del mio scrittore preferito: Jack Kerouac.

Amo la sua prosa spontanea ma soprattutto la sua dolcezza. Pur essendo il "creatore" della Beat Generation penso davvero a volte sia stato l'uomo più dolce del mondo, ad esempio in "Big Sur" capitolo otto scrive, in una baita di un amico proprio a Big Sur:  

"Ma c'è la notte di nebbia rischiarata dalla luna, lo sbocciare delle fiamme del fuoco nella stufa - C'è l'atto di dare una mela al mulo, le grosse labbra che la afferrano - C'è la ghiandaia che beve il mio latte in scatola gettando la testa indietro con uno sbaffo di latte sul becco - C'è il procione o il topo che gratta là fuori nell'oscurità - C'è il povero topino che mangia umilmente il suo pasto serale nell'angolo in cui ho messo un succulento piattino di formaggio e di cioccolatini (sono finiti i tempi in cui uccidevo i topi)..."

Insomma, non so quanto questo passo possa rappresentarlo ma certo è il mio brano preferito adesso.

 A Lei piace Kerouac?

Sopra alla scrivania ho appeso il "Credo & Tecnica della prosa Moderna - by Jack Kerouac" (proprio così, con la "&"), sono trenta punti che lui reputava essenziali per lo scrittore moderno. I miei preferiti sono:  

1 Taccuini segreti scribacchiati, e pagine battute a macchina selvaggiamente, per tua gioia

24 Nessun timore o vergogna della dignità della tua esperienza, del tuo linguaggio & del tuo sapere

25 Scrivi perché il mondo legga e veda le immagini esatte che ne hai

28 Scrittura selvaggia, indisciplinata, pura, proveniente dal profondo, più è folle meglio è

29 Tu sei sempre un Genio

Comunque mi piace anche perché è un personaggio un po' folle, come per quanto riguarda la musica adoro i Red Hot Chili Peppers e il mio attore preferito è Johnny Depp. Non sono conformisti e sono fedeli ai loro principii.

Mi scusi Prof, non vorrei averLa annoiata con le mie chiacchiere su questo e su quello...  

Vorrei ancora farLe i complimenti per il libro che leggerò.

Con affetto.

                                                                                                                                                        Martina


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Commento: Mauro B.

Lui era lì, appoggiato alla scrivania, mi stava guardando, osservandomi quando passavo vicino, ed io con fare noncurante distoglievo i sensi da quel richiamo, anche se sentivo bussare dentro di me, come se una nuova porta dovesse essere aperta, un nuovo tassello a riempire il mio spazio.

Quel suo colore rosso, intenso, solleticava la mia curiosità, no, un momento, aspetta, lasciami almeno finire glialtri due… ma in quei due orologi che si guardavano immergevo l’ansia del mio spazio, dei miei timori, del… ti ricordi quei giorni, del … come sarebbe bello poter riscrivere alcune pagine della mia vita.

 Perché sei finito nelle mie mani proprio in questo momento? Che cosa vuoi dirmi? Come puoi aiutarmi?

 Ma bene, per un po’ ti tengo in mano, ma poi lascia che il mio tempo maturi, forse brevi istanti, forsegiorni, forse una nuova stagione. 

Nel frattempo ti darò buona compagnia,  sono indeciso se collocarti tra “L’Autobiografia di Yogananda”e “La vita di Gandhi” i miei due maestri spirituali, oppure immergerti nei racconti di Mauro Corona, alpinista,scrittore, scultore, amico del buon vino, ma anche anima tormentata che percorre, spesso rotolando, i sentieri di questa vita.

 Ancora un po’ di pazienza e anche tu diverrai parte di me.

 

                                                                                                                                               Mauro B.

24 gennaio 2008


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Commento: Mauro

Ho letto con estrema curiosità “Doppio tempo”, dopo averne sentito parlare da te e letto qualcosa nel tuo sito. La curiosità ha lasciato il passo ben presto alla sorpresa via via che le pagine scorrevano sotto i miei occhi, per lasciarmi alla fine una sensazione piacevole di benessere mentale e di consapevolezza di esserne uscito arricchito, risultato cui dovrebbero tendere tutti gli scrittori e che ritengo, se raggiunto, sia un notevole successo per chi si senta ispirato da afflato narrativo.

Mi ritengo un lettore forte, forse accanito secondo le statistiche (quest’anno ho superato quota ottanta), ma, ahimè, sono sempre più rare le volte in cui finisco l’ultima pagina rammaricandomi che sia finita l’avventura e che siano terminate le piacevoli sensazioni che quel libro è riuscito ad offrirmi. Per cui quando invece ciò accade, mi sento in dover di far partecipe l’autore dei sereni e arricchenti momenti che le sue pagine sono state in grado di regalarmi.

 Ho vissuto con particolare trasporto la vicenda narrata, essendo nato, cresciuto e pasciuto a Monfalcone.

Quelle descrizioni di atarassica osservazione dei particolari del cielo o del mare su una panchina mi appartengono, così come le immagini del porto, per me che abitavo dalla parte opposta e che da bambino scoprivo in bicicletta, zone sconosciute della mia realtà che per me rappresentavano il fascino esotico e misterioso dell’ignoto.

 La “vela”, era altra meta delle mie scorribande giovanili in velocipede, oggi purtroppo quel nome evoca soltanto un triste centro commerciale.

 Che strano sdoppiamento della personalità… e come dovrebbe essere secondo me in un certo senso terribile rivivere la propria adolescenza con la consapevolezza di ciò che si è vissuto “dopo”, ripassare quei momenti con la maturità degli anni successivi.

Il ricordo di quella partita dei mondiali da te citata nel libro: vista a Grado, a casa di sconosciuti, in un periodo che coincideva con la mia maturità, quella scolastica, perché quella personale avrebbe dovuto ancora arrivare (e chissà se mai è arrivata!).

Strana coincidenza: il titolo del tema di pag. 63, letto il giorno dopo l’omicidio dell’autogrill, corsi e ricorsi …

 Senza parlare della coincidenza del giorno del nostro compleanno, lo stesso 29 dicembre, anche se di anni diversi.

 La lettura di “Doppio tempo” è stata per me un difficile esercizio mnemonico, mentre tra le righe si dipanava lo strano sdoppiamento di personalità della protagonista, riandavo in una sorta di rewind psichico a rivivere episodi accantonati degli anni ’70, gli anni di piombo per la repubblica, ma altrettanto pesanti per la mia adolescenza non del tutto soddisfacente.

 

Mi sono rimaste particolarmente impresse queste tue parole:

“Scrivere mi gratifica. In questi momenti mi riconcilio con la vita, placo le vorticose tempeste che imperano cupamente sulle mie vacillanti certezze, mi sento immortale”.

 Resto in fervida e trepidante attesa di una tua eventuale nuova avventura letteraria, ti ringrazio per le emozioni che mi ha suscitato la lettura di “Doppio tempo” e mi rammarico enormemente di non aver partecipato alla presentazione del 14 giugno.

 

                                                                                                                                                             Mauro

15 novembre 2007


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Commento: Nicolina D.

Quando un libro mi piace non riesco a smettere, anche se mi dico ogni volta di lasciare alcune pagine per il giorno dopo, perché lo so che una volta terminata la lettura sarò triste... qualcosa di bello è finito...

Io sono di Gorizia, ma ho diverse amicizie a Monfalcone e dintorni e conosco i posti menzionati nel libro.

Ti faccio i miei più sinceri complimenti, sia per il tuo modo di scrivere molto scorrevole e chiaro, sia per la storia molto particolare e piena di sorprese.  

Ho scritto un libro anch'io e la pubblicazione è prevista entro il 31 luglio, però il mio, per il momento, sarà in formato E - Book - libro elettronico, commercializzato in Internet, non so se sia un bene o un male, mah, staremo a vedere... scusa questa divagazione...

Ti saluto caramente in attesa di leggerti ancora.

 

                                                                                                                                                              Nicolina D.

30 luglio 2007


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Commento: Alessandro Ampollini

Un libro intrigante, una storia particolare.

Due ingredienti che da subito ti lasciano un po' stranito e basito ma che successivamente ti prendono e ti catapultano in mezzo ad un gioco di tempi indefiniti e situazioni surreali.

Il finale è strano e mi ha portato alla concezione del tempo di Nietzsche, l'eterno ritorno e l'amor fati. 

Chissà che non sia davvero come diceva lui… oppure aveva ragione il professor Severino secondo il quale ciò che stato (passato) non è più, ciò che deve ancora essere non è ancora (futuro) anche se è tutto uno scherzo della natura che si diverte ad apparire e scomparire?


Grande prof, un bel racconto davvero…complimenti!

PS: ora però attendo il secondo libro!

A presto

                                                                                                                              Alessandro Ampollini

4 giugno 2007


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Commento: Elisabetta

Ciao Lorenza,

ho appena finito di leggere il tuo romanzo...dieci minuti fa...

sono ancora calde e vive le emozioni che ho provato, per un attimo mi è sembrato di rivivere in prima persona uno sdoppiamento, sono ritornata indietro di tanti anni, mi sono rivista adolescente con il ciao sotto casa e jeans così stretti da dover distendermi per poterli chiudere...e io e la mia amica Fiorella (che chiamavo cipol) a inventarci i cruciverba durante le ore di religione...e poi le partite di pallavolo, le gite… i primi amori...

Grazie Lorenza, proprio un buon lavoro!

Ti auguro una vita piena di successo e gratificazioni.

                                                                                                                      Elisabetta

 4 giugno 2007


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Commento: Mara

Ciao Lorenza,

qualche giorno fa ho ricevuto Doppio tempo, un regalo da parte di Simonetta.

 L’ho letto tutto d'un fiato, mi é piaciuto, tu sai scrivere e bene, descrivi perfettamente i posti e le situazioni e mi sono rivista in tante cose... complimenti!  

Il finale non mi ha stupito...

                                                                                                                                                            Mara

15 maggio 2007


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Commento: Lucia

Cara Lorenza,

il tuo libro mi è piaciuto molto.

Devo confessare che all'inizio ho fatto fatica ad ingranare.

La storia mi sembrava da un lato troppo strampalata, dall'altro con grandi pretese di razionalità e continuavo a dirmi... ma qui bisogna che Lorenza si decida.

Poi, continuando a leggere, mi sono adattata a quest’alternanza e a tutto il resto.

Mi è molto piaciuta quell'atmosfera d’ultimo periodo di studi che, da insegnante attenta, continui a vivere ogni anno, ma che è anche parte della tua storia.

Circa un terzo del libro l'ho letto il primo giorno - mi sembra il giovedì, quando l’ho avuto dalla libreria – poi, non avendo tempo, ho continuato la lettura venerdì sera e ancora sabato notte, finendolo domenica mattina.

Non ti ho ancora detto che scrivi molto bene...l'avevo notato già prima del libro...

Per motivi di lavoro, sono abituata a leggere testi scientifici, in cui il linguaggio deve essere molto chiaro e preciso e allo stesso tempo con termini semplici, non aulici.

Credo che tutto questo sia presente nel tuo modo di scrivere; vi è inoltre un'attenzione continua al tuo interiore e questo, secondo me, fa parte della tua natura.

Entrambe le due caratteristiche mi sono molto piaciute.

Un pittore che conosco, direbbe che la tua è "una scrittura pulita"...veramente lui lo dice di un quadro...non so, se si possa dire questo, anche per un libro.

Avrei gradito maggiori riferimenti al nostro territorio, che ci sono sì e parecchi...ma che sono pochi, come li può fare una persona che vive da tanto tempo lontano da qui, e che non può andare ogni giorno a camminare in marina...e notare le mille sfumature e i mille colori, che le stagioni e le varie ore del giorno rendono.

In ogni caso i riferimenti sono precisi e belli e mi hanno riportato anche alla mia storia personale di tanti anni fa quando, in circostanze magiche, ho cominciato a conoscere Monfalcone, le sue strade, il suo Carso.

Della tua storia, poi, una volta che mi ci sono “ambientata”, non mi hanno più sorpresa questi avanti e indietro in due persone diverse... e questo doppio tempo è diventata una dimensione naturale.

Sono contenta del libro, ma sono contenta soprattutto di aver avuto occasione di conoscerti, perché penso che tu sia una persona splendida...e spero che ci siano le premesse per una bella amicizia, almeno da parte mia.

Cara Lorenza, grazie, grazie per aver parlato di Monfalcone. In ogni caso il libro devo rileggerlo, l'ho letto troppo in fretta, ma anche questo è un segno positivo.…..e speriamo di averti presto qui per presentarcelo di persona, in modo ufficiale.

Un abbraccio

                                                                                                                                                           Lucia



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Commento: Lucilla

Ho finito il tuo libro e ti ho ritrovato nel tuo modo di essere e per tanti
aspetti ti ho scoperto.


E' stata comunque una piacevolissima lettura.


Ancora complimenti, sei bravissima e...al prossimo!

                                                                                                             Lucilla

 


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Commento: Paolo S:

Doppio tempo: il finale.

Riportiamo parzialmente questo commento, che siamo stati costretti, sia pur a malincuore, a tagliare in alcune significative parti per non rovinare la sorpresa a chi il libro lo deve ancora leggere. Ce ne scusiamo con l’autore.

 Gentile professoressa,

il finale è veramente sorprendente e lo si capisce bene leggendo (…) 

A me il libro è piaciuto.

 La protagonista - amica compie la sua traversata nel deserto e non può fare che così. I traumi devono essere metabolizzati, digeriti: occorre conviverci per il tempo necessario alla comprensione e riviverli.

 Dopodiché ci si sente liberi e pieni di vita. L'ultimo stadio della traversata (secondo me lei, professoressa, si è cimentata in qualche sceneggiatura televisiva ) è coerente: la protagonista (…)

 Sono poi importanti quegli oggetti che lei definisce altamente simbolici, e, continua, malinconici.

Mi sono soffermato su quest'ultimo aggettivo.

 Tra la realtà vissuta che muta ( il ricordo) e la protagonista si frappongono loro, fatti di vetro, quasi a voler suggerire alla protagonista di "osservare" ciò di cui ha bisogno: riflettere sul suo passato (il cannocchiale è lo strumento dell'esploratore/trice ) e decidere se è là che deve tornare oppure accettare serenamente di vivere nella nuova città.

La malinconia o depressione come momenti della vita vissuti alla ricerca di qualcosa di inspiegabile razionalmente ma che l'inconscio cerca di rivelarci e, soprattutto, da cui si esce rimettendo noi stessi al centro del percorso di liberazione (professoressa, credo che lei abbia letto Lacan).

Le domando se sia questa una possibile spiegazione.

In altri termini, lo struggente addio fra la protagonista e (…)è un momento che appartiene a ciascuno di noi, che può capitare ovunque, appunto trascinati dall'imprevedibilità della vita, a Monfalcone oppure chissà dove.

Ed allora, riappacifichiamoci col passato ed accettiamo la vita così come viene: saremo sempre noi stessi.

 
Bello, professoressa, e ripeto il concetto: a lei deve piacere il cinema perché la scena (…) sembra pensata con una cinepresa in movimento.


La saluto cordialmente.

                                                                                                                                              
Paolo S.


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Commento: Milena

Gentilissima Lorenza,

 eccomi qui a farle gli auguri di Pasqua, anche se un po’ irriverenti, dopo quelli di Natale… già è passato un po’ di tempo…

 Non mi ero certo dimenticata. Ho letto il suo libro e volevo farle i miei complimenti.

 Ho rivissuto delle emozioni antiche, ho riannusato profumi di adolescenze gravide di futuri assolati e sospesi, ho ammirato la sua disinvoltura nell’intessere un intreccio così dinamicamente complesso… bene bene…sono onorata di averla conosciuta anche se solo per due ore (un ‘doppio’ tempo però!)…

 Spero presto di rivederla e non solo in libreria!

                                                                                                         Con stima                                                                                                                                                     Milena M.


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Commento: Simo

Ho letto alcune pagine…

Ora vorrei solo dire che si sente la cura dell'editore per questo libro.
L'impaginazione, i caratteri, il colore e la consistenza della carta... un vero,
vero godimento.
                                                                                                 Simo (Marina Julia – Go)


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Commento: Maria


Sono Maria di Borgotaro. Ho finito di leggere "Doppio Tempo" ieri pomeriggio alle 17.

Prima ti scopro, con piacere, per il ricordo che conservo di te, scrittrice con ottime capacità, visto che hai trovato un editore.

Poi resto meravigliata dal piacere di leggere "Doppio Tempo".

Infine... non so più cosa dire ... ma mi resta l'arrovellamento di quello che ho letto come quando si leggono le opere migliori.

Succede anche con i film. A proposito hai pensato di proporlo come sceneggiatura?

Grazie a te per le emozioni che ci regali.

Se puoi, ti prego, continua così.
                                                                                                                         Maria


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Commento: Tea

Ciao Lorenza,
ho acquistato ieri il tuo libro e prima di addormentarmi ne avevo già divorato metà...
Bello, bello, bello, l'inizio è avvincente e mi ha tenuto inchiodata alle pagine…
Ho dovuto "violentarmi" per interrompere la lettura altrimenti stamattina non mi sarei alzata...
Complimenti ancora… ti riscriverò a libro terminato!
Buona serata
                                                                                                                                       Tea


Eccomi qui, come promesso…  Ho finito la prima lettura di "Doppio Tempo" e devo dire che ne meriterebbe una seconda come letto su un commento del tuo sito.
La meriterebbe per andare veramente a fondo nella personalità della (o delle?) protagonista... Mi è piaciuto molto, mi sono ritrovata negli anni della mia adolescenza, mi sono ritrovata nella paura (anche attuale) del tempo e nella scoperta della sua inesorabilità... Ammetto che in certi punti l'angoscia e il tormento della protagonista imprigionata in un corpo che non è il suo (e mi ha fatto riflettere sulla nostra condizione di "anime imprigionate in corpi che a volte non amiamo o non sentiamo nostri") mi ha letteralmente fatto rimanere appiccicata alle pagine...
Complimenti
Veramente
                                                                                                                                                       Tea

P.S. ho lasciato una piccola impronta nel tuo guestbook ma avevo pochissimi caratteri a disposizione per scrivere tutte le mie sensazioni post – lettura, così lo faccio qui.

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Commento: Simonetta 

                 
Capita che ci siano momenti della propria vita in cui si avverte il proprio distacco dalla realtà, e più aumenta la consapevolezza di ciò e più lo stato è doloroso.
Sentirsi 'spettatori' e non partecipi della scena è avvertire un distacco da sé, un vedersi da fuori, ed è faticoso il percorso per ritrovare la propria identità.
Il ricordo diventa sopravvivenza, si recupera dal passato per capire il presente.
Questo 'doppio tempo' su cui si svolgono gli avvenimenti, lo sguardo dal passato al futuro
- che è presente - di un’identità anch'essa sdoppiata, questa dolorosa schizofrenia, trova conforto nei luoghi del proprio vissuto, tra Carso e mare, radici e ancora di salvataggio anche per chi non ci è nato.
 E anche per il lettore.
Mi è molto piaciuto il tuo libro, Lorenza, e parafrasando Guccini “...tra la via Emilia e il West”, ho avvertito una via tra Basaglia e Lynch.
Una vera novità nella lettura.
Complimenti.
                                                                                                         Simonetta
 


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Commento: Alessandra

                   
L’aspettavo, e quando finalmente ho avuto il tuo libro fra le mani, ho pensato “FINALMENTE!”
Ho mandato le bambine a dormire presto, Enrico era a Treviso per un aggiornamento di Karate e sapevo sarebbe rientrato tardi.
Eccomi sola seduta comodamente sul divano, guardo la copertina e già l’illustrazione mi evoca una nave nel mare di Monfalcone.
Ho sorseggiato il tuo libro come si fa con una tazza di buon tè e pian piano mi ha scaldato il cuore, mi ha fatto andare indietro nel tempo, mi ha fatto sorridere, ridere e piangere.
Si dice che in qualità di genitori, i figli non ci appartengano ma ci siano affidati affinché noi possiamo dotarli di ali ben solide per poi farli volare, ebbene la sensazione che il tuo libro mi ha dato è che Monfalcone, con tutti gli annessi e connessi, ti abbia dotato di due immense ali, e che la tragedia di cui racconti all’inizio altro non sia che il taglio di un secondo cordone ombelicale.
E’ stato bello ritrovarti.
Un bacio.
                                                                                                             Alessandra   


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Commento: Paolo Sirocchi                   

Gentile Professoressa,

sono arrivato all'anno 1980, la protagonista ha già conosciuto gli amori adolescenziali dell'amica e procede bene districandosi tra i salti del tempo che il dispiegarsi della storia le riserva.

Ho visto il suo libro alla Biblioteca Orsoline di Fidenza: l'ho scelto perché mi interessa la letteratura scritta dalle donne.

Intensi e struggenti sono i pensieri della protagonista davanti al luogo dell'incidente, eroica e coraggiosa è la scelta di ripercorrere paesaggi e colori della giovane vita dell'amica.
Sono emozioni che ho sentito mie.

In particolare ciò che prova la protagonista davanti ai luoghi dei "casoni”, durante il proseguimento a piedi della passeggiata oltrepassando la sbarra rossa e bianca, le incursioni nei cassetti della stanza dell'amica perduta.

Non conosco Monfalcone ma sono stato a Trieste ed a Muggia per lavoro.

Quando leggo il suo libro, cerco di ricordare quei luoghi: tutto torna.

E' affascinante, per me, un personaggio femminile raccontato da una donna: il suo libro mi ricorda qualcosa di "Stanza 411" di Simona Vinci e del soliloquio di Molly Bloom nell'Ulisse di Joyce.

Ecco, tutto questo è un ringraziamento per aver scritto il suo libro: ti lascia sempre qualcosa da meditare.

Con stima.
                                                                                                         Paolo Sirocchi


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Commento: Patrizia C.  

         
Volevo arrivare preparata alla presentazione del libro e l’ho letto tutto d’un fiato. Cosa facile visto che la scrittura è piacevole, scorre veloce e tutto mi riporta ai miei 17 anni.
Ritrovo nel testo anche la mia adolescenza, il ritmo dei Village People, il contestato Giovanni Leone, le partite di pallavolo, le ragazze di ragioneria, le giornate semplici con gli amici, i primi battiti forti del cuore.
Un’amica che muore tragicamente e il desiderio della protagonista di trattenere il più possibile il suo ricordo e il suo affetto, tanto da immedesimarsi in lei nel tentativo di fondere le due vite: ecco, questo leggevo tra le righe. E chi è passato per un’esperienza di distacco sa quanto questo possa essere vero.
Ma la presentazione del libro fatta dall’autrice, brillante e molto piacevole, mi ha spalancato gli occhi su un mondo fantastico e sconosciuto. Occorre una vera e propria mappa per addentrarsi nel romanzo!!!
Inutile dirlo, la seconda lettura, meno concentrata sui fatti e più sugli effetti speciali è venuta da sé con l’urgenza di verificare le tracce e gli enigmi!
Ora… un dubbio… quanti libri avrò superficialmente letto senza cogliere i segnali che l’autore stava inviandomi?
Un grazie a Lorenza per aver aperto la mia mente.
                                                   

                                                                                                                                                      Patrizia C.
 


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Commento : Franco Emanuelli 

       
Gentile Signora,
ho letto con piacere il suo bellissimo e accattivante romanzo. L’atmosfera che lo pervade mi ha avvinto fino all’ultima parola, trasmettendomi stati d’animo e sensazioni che da tempo non mi era dato di provare.
La trama, che si avvia in un’apparente semplicità iniziale, porta a un coinvolgimento sempre più intimo e profondo a mano a mano che i contenuti acquistano un maggior spessore ed una più intensa capacità introspettiva. Quello che inizialmente avevo scambiato per uno sdoppiamento freudiano, si è rivelato invece, gradualmente, come il confluire di due anime intimamente legate (e solo dopo ho scoperto quanto) in una sola esistenza, poste lungo uno stesso cammino con il desiderio, o forse il timore, di modificarne il percorso, di lasciare nuove orme.
Il legame emerge, a mio avviso, e si rivela attraverso quelle frasi che Lei, molto opportunamente, evidenzia con virgolette e punti di sospensione per trasmettere l’idea dell’affastellarsi dei pensieri, che si susseguono e si accavallano nella mente per prendere sempre maggiore consistenza ed acquisire quasi la forza di una filosofia esistenziale.
Credo di aver intravisto anche, attraverso questi pensieri, le Sue motivazioni di autrice, la spinta interiore allo scrivere: “Scrivere mi gratifica. In questi momenti mi riconcilio con la vita, ... mi sento immortale…” “avverto la necessità di scrivere. Scrivere… per che cosa? … per dare un senso a questi giorni, … per esorcizzare fantasmi … cercare di colmare la mia solitudine.”
Anche i personaggi che fanno da contorno sono tratteggiati con la giusta intensità, sono vivi, plasmati con garbo e affettuosa precisione e contribuiscono in modo determinante a dare credibilità e ampiezza all’intero romanzo.
Tutto questo, in breve e con espressioni insufficienti a comunicare il mio reale pensiero, è quanto ho creduto di trovare nel Suo romanzo, che ho letto senza interruzione, aiutato in questo dal Suo modo di scrivere, fatto di frasi brevi e scandite, con un’interpunzione opportuna che non rende frammentario il discorso, ma dà facilità e scorrevolezza alla lettura.
Mi scusi se non sono riuscito a cogliere con maggiore completezza tutti i significati che certamente l’opera contiene, ma accetti i miei sinceri complimenti e sappia che mi prenoto per una dedica autografa.

                                                                                                                                     Franco Emanuelli  
 


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Commento: Giuliana Bertoli  

               
Cara Lorenza,
ho piacevolmente “bevuto” tutto il tuo libro ieri pomeriggio e devo dire che quello che sembrava un “romanzo della memoria” alla Susanna Tamaro si è trasformato in un piacevole cocktail di suggestioni kafkiane (La metamorfosi), sapori di salsedine alla Elsa Morante (L’isola di Arturo) per finire con un retrogusto pirandelliano (Uno, nessuno, centomila), il tutto legato dalle tue simpatiche inquietudini esistenziali.
Mi congratulo per l’ “opera prima” e, in attesa della prossima, ti saluto cordialmente.

                                                                                                                                           Giuliana Bertoli
 


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Commento: Laura        

                   
Cara Lore,
la tua opera prima mi ha preso a tal punto che in una notte l’ho terminata. Non sono abbastanza colta per fare raffronti con Kafka o Pirandello, ma esprimo solo ciò che sento dentro.
Nelle tue parole ritrovo te, con i tuoi interrogativi, i tuoi dubbi sulle cose importanti e quella irrequietezza che ti rende unica, sempre alla ricerca di qualcosa.
Bello, intimo, giovane come lo sei tu a dispetto dell’età anagrafica (non sei ancora “grande” per il caffè).
Il nuovo, che stai per terminare, di cui ho avuto il privilegio di leggere le prime bozze, è inquietante, perché nella ricerca della verità su una morte inspiegabile, tu vai cercando il significato della vita.
La tua protagonista, alla quale non hai ancora dato un nome, chi è, cosa cerca?
L’unico consiglio che mi sento di darti è quello di rallentare, hai scoperto troppo presto l’arcano, e l’hai fatto scoprire anche ai lettori.
Forse dovevi lasciare tutto in sospeso fino alla fine, dando maggiore spazio alla parte intimistica dei protagonisti, dato che sei abilissima nel descrivere i sentimenti.
Ma la storia è avvincente e intrigante, e si legge d’un fiato.
Ciao e a presto

                                                                                                                                       Laura
 
Per Laura (by Lore)
…ma sei proprio sicura che io abbia scoperto troppo presto l’arcano?… il finale è a sorpresa… e proprio non te l’aspetterai…


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Commento: Giulia Bia 

                   
“Doppio tempo” è davvero ben scritto, profondo e molto “sentito”. Il suo messaggio (rifiutando il nostro “l’arte per l’arte”) è ben esplicato grazie alle peripezie della protagonista e, soprattutto, alle sue digressioni. La morale (perdoni la brutta parola!) è presentata, fortunatamente, in modo avvincente e per nulla paternalistico.
Il linguaggio è ineccepibile, e mostra una grande cultura, ma ho avvertito come una disomogeneità fra i primi tre capitoli, più introspettivi, complessi sul piano psicologico e, personalmente, più coinvolgenti.
Quello che è il corpo centrale della storia, nonostante sia vissuto dalla protagonista in prima persona, nel vero e proprio senso della parola, nonostante presenti questo stillicidio, per citarla, di azioni personaggi e avventure, mi è parso un po’ affrettato, e non solo per l’incalzare degli sbalzi nel tempo. Per esempio avrei approfondito le sensazioni di spaesamento e panico della protagonista ad ogni salto temporale.
Nonostante il suo “sang froid” e la sua razionalità, credo che trovarsi in un corpo estraneo e sballottata avanti e indietro nel tempo farebbe uscire di senno chiunque.
In termini strettamente stilistici, inoltre, ho avuto l’impressione che il tono calasse leggermente, in questa parte, per risollevarsi bruscamente nell’epilogo.
Prenda ovviamente con le pinze queste mie osservazioni, magari ciò su cui ho trovato da dire era stato voluto e ricercato e io non l’ho capito. Per ergermi a giudice dovrei conoscere le sue idee riguardo al romanzo in generale e al modo e allo stile con i quali scrivere un libro. Beata lei che è riuscita a completarne uno! Io di solito arrivo a metà, poi ho paura di cadere nel ridicolo e nel banale andando avanti. Così, per ora, mi dedico al racconto: presenta meno problemi e più possibilità di un molteplice sviluppo di varie idee, e non mi devo preoccupare della coerenza fra loro degli argomenti presentati.
Complimenti per il romanzo e l’idea originale!

                                                                                                               Giulia Bia
 


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 Commento: Serena 

                            
“Doppio tempo” è un libro veramente affascinante, sia per l’adeguata esposizione della storia, sia per la scelta della storia stessa.
  Infatti, per quanto possano essere complicate le vicende, la trama è esposta al lettore chiaramente, senza il bisogno di inutili spiegazioni che appesantirebbero la lettura.
Il linguaggio è chiaro, ma allo stesso tempo ricco di termini ricercati che impreziosiscono lo scritto senza renderlo noioso, fattore molto importante per un vero libro.
Bisogna ammettere che il testo risente un po’ di un’influenza giornalistica, anche se mi sembra che sia scorrevole e piacevole, grazie anche a periodi brevi e ad incisi.
I personaggi sono descritti a tutto tondo, in altre parole sono presentati correttamente sia nel modo di parlare, sia per le loro caratteristiche fisiche e mentali, che li avvicinano al lettore.
Molto interessanti mi sono sembrati i monologhi, perché davano un tocco psicologico al tutto. Quando li leggevo, mi sembrava di essere entrata nella mente della protagonista, quasi come mi sembra riesca a fare uno psicologo con il proprio paziente.
Credo che anche il contenuto sia buono, perché può interessare perfino un pubblico giovane, visto che si parla di conflitti interiori e di alcune problematiche che la vita può riservare. 
Essendo poi tutto basato su questa “disgregazione” di due personalità, credo sia veramente intrigante.
Molto ingegnoso è anche il fatto di creare due finali, uno aperto e uno chiuso.
Ritengo, infatti, che il primo sia il più adatto per uno stile come questo, anche se, se fosse mancato quello chiuso, molti dettagli non sarebbero stati gustati a pieno, togliendo valore alla lettura. 
Doppio tempo è veramente un romanzo valido, perché è riuscito a catturarmi ed incuriosirmi.
Conoscendo l’autrice, posso aggiungere che lo stile rispecchia il suo carismatico carattere e la sua coinvolgente personalità.
 
                                                                                                                               Serena 


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Commento: Umberto D.A.

          
Questa estate ho letto il libro e ho seguito l’arduo percorso della tua spiraliforme ricerca, con al centro un non facile obiettivo.
Meta raggiunta?
La recherche…
Un salutare percorso che tutti dovremmo affrontare, ma che pochi hanno il coraggio di intraprendere.
 
Cosa ci prepari per il futuro?
 
Con i migliori complimenti.


                                                                                                                                        Umberto D.A.